Milano Fashion Week ss 2018 – La moda si ispira alla “arte” creativa.
Un grande cambiamento sta attraversando la settimana della moda di Milano, un segnale forte e chiaro che si riesce a percepire in maniera molto netta e definita. E’ un segno di cui forse nessuno si è accorto, una segno figlio di una eredità lasciata da un Milanese “Elio Fiorucci “che ha codificato il concetto stesso di “Moda Milanese” così come la vediamo e la percepiamo oggi: uno spazio creativo, unico a dimensione umana, in cui si può trovare il meglio della modainsieme all’arte, allo stile e alla creatività.
Dal punto di vista mediatico è in atto il tentativo finale della moda di “impossessarsi” così come già accaduto per la musica, del mondo dell’arte, dei suoi linguaggi e delle sue icone. Ormai da anni i brand più celebrati al mondo, hanno fondazioni legate all’arte contemporanea, e in maniera “offensiva” stanno cercando di associare questo concetto nel loro linguaggio comunicativo.
I “folli”, i “visionari”, che venivano considerati dai brand più importanti, troppo kitch o fuori le righe, proprio come il grande Elio Fiorucci, oggi paiono essere stati assorbiti e duplicati, replicati e modificati, e inglobati nelle collezioni più importanti della settimana delle moda.
Non è un segreto l’esplosione di creatività che ha inondato il quadrilatero della Moda, espresso in ogni vetrina, dove la cosa più sobria e raffinata farebbe venire un colpo ”apoplettico” al più estroso dei creativi di 40 anni fa. Prada, Dolce & Gabbana, Gucci, etc… oggi sono una esplosione di creatività, e di follia, fatta di stampe, loghi, e composizioni di ironia comunicativa figlia di quella ispirazione, che mai prima d’ora sarebbero stati ammessi in questi luoghi “sacri” della moda Milanese.
Per assurdo,un brand creativo che amo alla follia, e che considero “estremo”, come Philipp Plein oggi pare“sobrio e raffinato” e ha acquisito con una grandissima personalità rispetto alle improbabili composizioni che si vedono ad ogni incrocio del quadrialatero della moda.
Pare essere “defunta” cioè l’idea di personalità del Brand che è invece il cuore della moda, e si sta sostituendo ad essa, il trend del momento e della “autocelebrazione del marchio” senza che esso si identifichi in qualcosa di unico, esclusivo e riconoscibile.
Un obiettivo che utilizza lo stesso metodo, simile per fare un paragone, con il mondo della musica,e a quelle sonorità che accomunano le canzoni delle grandi “stars” e dei cantanti famosi solo per il tempo di una hit”. Non so se avete presente gli effetti sulla voce, si chiamano “Vocoder” e “Autotune” effetti elettronici che distorcendo la voce e la tonalità sono gli elementi portanti di ogni hit del momento passando da Despacito a Beyonce.
Oggi stiamo vivendo lo stesso nella moda, tanto che appare difficile capire se un accessorio, piuttosto che un capo spalla sia di Moschino, o di Prada o di Gucci, o di Louis Vuitton per quanta creatività e fantasia esprimino, se non fosse per i giganteschi loghi che fino a pochi anni fa sarebbero sembrati troppo volgari e avrebbero fatto gridare allo scandalo.
Non ricordo strade così colorate e “folli” come le attuali, e per quanto mi sforzi di dissociare l’immagine del passato, mi sembra di essere ritornata bambina quando sono entrata la prima volta nello store di Fiorucci di Milano quando mi si è aperto un “mondo” e la “passione per la Moda”.
Ecco, mi sembra di essere ritornata a quei momenti e, così come succede con i ricordi in cui si amplificano o si riducono le proporzioni e i colori degli spazi, l’unica differenza evidente sta nel fatto che quel meraviglioso multistore creativo “Fiorucci” che non esiste più, si sia allargato, ingigantito e trasferito nelle vetrine del quadrilatero intorno a via Montenapoleone, dove tutto adesso accade sotto la luce del Sole, e della pioggia.
C’e poco da fare, gli innovatori non possono essere compresi al momento, vivono ad una differente velocità e riescono a lasciare il segno solo nel tempo e le loro idee e le loro visioni riescono essere comprese quando ormai non ci sono più.
Un giorno, parlando con Marc Newson, il celebre designer che ha collaborato con i più grandi brand del Mondo, mi ha confidato che le sue idee vengono comprese solo 10 anni dopo che lui le ha sviluppate. E non so neanche se Leonardo da Vinci avrebbe mai autorizzato Louis Vuitton a mettere la sua Gioconda su le sue borse, se oggi ne potesse essere orgoglioso, così come non so se e quanto sarebbe potuto durare uno stilista nella stessa Maison 10 anni fa con una idea del genere.
Gli anni 70, 80, 90, sono abbastanza definiti e una immagine fotografica riesce a identificare quei periodi storici, ma ormai pare difficile poter fare lo stesso esercizio estetico con l’immagine di moda che stiamo vivendo, se non fosse per i loop estetici che si ripetono di base, e che diventano nella “timeline” del fashion world, una semplice dissolvenza che nessuno a breve ricorderà.
Resta comunque il fatto che la moda Milanese è viva, e si sta costruendo una sua identità nel mondo delle fashion week, una sorta di “boutique fashion week” in cui i ritmi, i tempi e i flussi creano un circuito narrativo che vale la pena di vivere perché lascia comunque il segno perché è ancora vivibile a misura “d’uomo”…oopss…di donna.
L’unica cosa che mi manca, lo devo dire, è la sfilata di Philippe Plein, che con la sua vitalità riempiva di “follia” anni 80 la settimana della moda, ma Fausto Puglisi, Roberto Cavalli, Moschino, Dolce & Gabbana, Missoni, Elisabetta Franchi, sono alcuni degli show che mi sento di evidenziare, ognuno con loro personalità e il loro modo di raccontare la stagione spring summer 2018.
Così come non posso dimenticare la raffinata ed indimenticabile esperienza presso l’atelier di Antonio Riva insieme a Damiani, che all’interno di un giardino Milanese, hanno realizzato un evento particolare e raffinato in cui si sono mescolati gioielli Damiani e creazioni Pret a couture del geniale stilista.
Una combinazione di classe, eleganza di altri tempi e modernità raffinata che ha riempito un pomeriggio, all’insegna della raffinata eleganza italiana, aziende italiane che sanno fare ancora la storia del costume.
A breve la Paris Fashion week.
Audrey
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