Milano fashion week fw2015/16 – The ´90 Returns

 

La settimana della moda Milano Donna Fall Winter 201516 ha visto un grande ritorno agli stilemi molto cari al periodo fine “anni 80 inizio 90” declinato da varie angolature.
Ogni stilista ha tracciato una strada in cui, attraversandola, si potevano osservare richiami evidenti ad altre collezioni presentate durante la stessa settimana.


L’esempio più’ evidente è stato quello di Roberto Cavalli e Pucci, che hanno mostrato bellissimi elementi creativi comuni, declinati in modi così differenti che era, comunque difficile, comprenderne la matrice.
 
Anche se questa particolare situazione può essere considerata “un’ eccezione”, lo stilista di Pucci è passato ufficialmente alla Maison Cavalli subito dopo la chiusura della fashion week, molte sfilate hanno incrociato spesso i propri temi, forse seguendo la logica che ormai il consumatore finale utilizza nel proprio modo di vestire.
 
Senza voler considerare la stupefacente e incredibile realtà Milanese del quadrilatero della moda, in cui regna ancora sovrano il concetto di cliente “brandizzato” e che da sola fa 8,5 miliardi di euro di vendite di cui il 75 percento a clienti stranieri, adesso sembra che chi compra la moda, abbia fatto proprio il concetto di fashion, trasformandolo e appropriandosene sempre di più.
 
Chi vive di Fashion si è trasformato: da semplice spettatore passivo è divenuto soggetto attivo che ormai percepisce la moda come “fatto personale” e, piuttosto che “fatto omologante” essa è divenuta occasione di affermazione della propria e unica identità.
Sulla base di elementi fondamentali che possono essere la borsa di Chanel, L’iphone 6, la scarpa Laboutin piuttosto che la Jimmy Choo, la nuova fashion victim and consumer, costruisce la propria e personale idea di “Style”.
 
E l’argomento sta già entrando nel mondo maschile e entro pochi anni queste stesse logiche diventeranno prerogativa maschile così come è già accaduto con la cosmesi maschile pochi anni fa.
 
Ma tutto ciò è la vera rivoluzione dettata dal cambiamento tecnologico che, con una App tipo Facebook o Instagram invita a costruirsi un proprio mondo virtuale “personale e felice”, spinge ad agire con la stessa logica nel mondo fisico?
 
Oppure è la naturale conseguenza di un processo di evoluzione umana che, nella giungla cosmopolita, ha compreso che lo stile non si può comprare e che va costruito secondo la propria personalità?
 
La verità probabilmente non è così percepibile, ma il legame tra virtuale reale si è fatto così labile che anche in tal senso, le stesse sfilate si sono trasformate in qualcosa, fino a pochi anni fa, impensabile e molto più “democratico”.
 
Gli show non hanno più quella linea di separazione fra Celebrities e pubblico “normale”, e oggi si è creato un bel mix in cui ogni Show appare più Show anche per la varietà umana di figure che ormai circolano intorno a questi eventi.
 
E’ cambiata l’idea e il concetto stesso di proporsi come Brand in questa vetrina sul mondo: lo Spettacolo, lo Show è il futuro inteso come elemento costruito in chiave puramente “comunicativa” e unico momento di interazione dello stilista con il suo pubblico, al di fuori delle proprie Boutique.
 
Vicino allo spirito dell’ originale e visionario Moschino, sensibile all’idea di sfruttare il “bazooka” mediatico con provocazioni spesso incomprese, la Maison ha omaggiato gli invitati i con un meraviglioso Orso Iphone cover, per poi presentare una collezione ispirata al mondo dei Cartoon di Looney Tunes, con richiami ai primi anni 90, con colori e disegni molto appariscenti, che hanno sorpreso un pubblico che ormai ha solo voglia di divertirsi.
 
Il fashion è ormai pura occasione di “entertainment” e per questo viene associata sempre di più all’idea di sorpresa e fantasia: è in questa chiave che ormai ci si muove a Milano, seguiti su questa falsariga dagli show molto più ufficiali e patinati della Parigi Fashion week .
 
In tal senso Philipp Plein intende il suo “ Fashion” come un parco giochi per adulti, e ha costruito un Black Rollecoaster di un immaginario parco giochi metropolitano post industriale, in cui il nero della polvere ha trasformato i colori dello Hip Hop e dello street Style in un mondo monocromatico, sdoganando lo sportswear urbano, di chiara derivazione sportiva di Basket e Football, in qualcosa di nuovo e moderno.
 
Per una “Fashion Socialite” come me, la settimana della moda è sempre un momento di grande festa, un momento in cui la moda si esalta e si trasforma in qualcosa di magico e propulsivo, scatena emozioni, gioie, divertimento, ed euforia e permette di indossare con molta naturalezza, ciò che normalmente sembra poco indossabile nella normalità.
 
Così le Fashion Week, nonostante siano momenti di business, sono sopratutto una grande Festa per la città di Milano.
 
Colori, creatività, blogger, giornalisti, fashion victims, buyers e semplici appassionati, si scatenano per le strade della città, vestiti come per la festa del secolo, vagando alla ricerca delle location delle sfilate, in un vero e proprio circo mediatico.
 
Nella mia mente, come in tutti i telefonini di chi ha partecipato a questo evento, scorrono veloci milioni di immagini, che come “click mentali”, formano la mia memoria storica di questo evento, che sintetizzerò con il prossimo shopping invernale.
 
E’ spettacolare vedere come Milano riesca a trasformarsi in un luogo magico, creativo ed euforico, con i bar e i locali pieni di gente che difficilmente parla italiano ma che apprezzano il nostro tanto bistrattato “way of life”.
 
Riesco a comprendere come sia fondamentale questo “momento” per la vita stessa della città: è come se Milano, subisca un’iniezione di adrenalina pura, che le permette di vivere di rendita per i sei mesi successivi, in attesa di un altro grande Show.
Audrey Tritto

 

[social_share_list]


Follow us on Instagram