Chanel SS2017 – The data center Fashion show

THE CHANEL DATA CENTER – FASHION SHOW
 
Chanel continua la sua evoluzione rinnovandosi di continuo verso un nuovo orizzonte in cui, cavi e connessioni, sembrano sostituire i fili e le trame di un universo femminile sempre più connesso e digitalizzato.
 
Quasi a voler suggellare l’idea di eternità nel futuro della moda, l’immagine Chanel di quest’anno, ha voluto elaborare una ipotesi creativa in cui, quand’anche macchine e umani si integreranno in forme nuove e più evolute, Chanel resterà sempre il punto di riferimento estetico.
 
 
Il Gran Palais, trasformato in un grande laboratorio tecnologico, lo “Chanel Data Center”, molto più simile ad una scenografia sci-fi degli anni 70 o 80, ha fatto da palcoscenico ad una sfilata in cui la prima ad uscire è stata una modella “aliena” vestita con un tailleur Chanel.
 
L’aliena, che sembrava provenire dalla base militare di Roswell nel New Mexico, la famosa Area 51, sembrava simboleggiare la nuova generazione di donne per metà ormai “aliene” e figlie di una realtà digitale e di un nuovo modo di vedere le cose che ha trasformato, rivoluzionandoli, stili e costumi e il nostro modo di essere e di comunicare.
 
Non è un caso quindi, che anche il sistema della comunicazione, fino ad oggi si basato su dei pilastri editoriali “intoccabili”, che da sempre hanno decretato e regolato l’ascesa, il successo e la decadenza di celebrities e di personaggi pubblici, oggi sia finito schiacciato da questa nuova forza mediatica frammentata e digitale, che ne ha cambiato le regole, fino a giungere a influenzare anche le case di moda come “Chanel” che l’hanno deciso di celebrare.


E’ in atto una rivoluzione “frammentata” fatta di piccoli pezzi che stanno cambiando rapidamente, che non si percepiscono immediatamente, ma che stanno facendo il loro corso.
 
Non è un caso che passando vicino la grande Anna Wintour non ho potuto fare a meno di notare i pochi fotografi che le sia accalcavano come nel passato, o come invece gli stessi erano concentrati verso nuovi personaggi come Lily- Rose Deep figlia di Vanessa Paradis e Jhonny Deep, e da giovani celebrities e attrici nazionali e orientali che poco hanno di quella levatura culturale e estetica.
 

 

Vedere poi Husher, la star R&B seduta con un giubbino Chanel, che ha catalizzato le attenzioni di tutti i fotografi, mostra come, la distanza tra il mondo reale e questa Maison d’Élite, si sia completamente azzerata, trasformandosi in una forma di linguaggio a cui tutti possono accedere indipendentemente dalla loro provenienza culturale e stilistica.

 
 


Questo rende memorabile il lavoro di Karl Lagerfeld, che piano piano, al pari di quello fatto da Madame Chanel nel passato e, senza farlo apparire evidente, è riuscito a realizzare una formidabile trasformazione che nessuno al mondo avrebbe potuto immaginare solo dieci anni fa.
 
 

 

 
 
Dal punto di vista stilistico quello che oggi si trova nelle boutique Chanel, per la sua attualità con i tempi e per la sua declinazione creativa che interpreta il sentire moderno, solo 10 anni fa, sarebbe stato considerato offensivo dai cultori del marchio, e vedere come Chanel si sia rigenerata con la forza di Karl Lagerfeld, pone solo un problema di successione quando il “grande maestro” deciderà di abdicare.

 

 
 
 
Sulla base di questa logica la sfilata ha posto dei punti fermi su cui elaborare i prossimi orizzonti creativi: mescolando lingerie e look Hip Hop e da rockstar, rovescia le giacche e le maglie spostando alle spalle tutto quello che normalmente viene messo sul davanti, trasformando scollature sul seno in scollature sul fondo schiena.
 

 
E’ una sinfonia di contrari che si intersecano seguendo gli stessi fili logici che creano il mito Chanel, e riempendo ancora una volta le menti di chi ha osservato la sfilata di spunti stilistici che saranno compresi profondamente solo tra alcuni anni, lasciando a chi può permetterselo, di viverli prima che diventino di pubblico dominio.


Così tra un mare di “Madame” completamente vestite Chanel, la sfilata è una festa in cui la voglia di appartenenza ad un mondo “proposto” da Chanel è diventato qualcosa di rituale e magico, che continua a emozionare così come può fare un grande interprete della musica ogni volta che realizza un concerto.
 

In tal senso Chanel ha compreso a fondo l’essenza dei nostri tempi e ha realizzato un ecosistema in cui una volta entrati è difficile uscirne, un po’ come quello che Apple ha fatto con i suoi clienti digitali.

 
 
Due mondi totalmente differenti che sono uniti in questi momenti creativi e in cui l’uno supporta l’altro senza esserne realmente cosciente.
 

In tal caso è il “femminile” a rendere tutto questo possibile, così come lo è “la bellezza”, l’estetica, e la creatività……
 
Non vedo l’ora di tornare ancora una volta a Parigi.
 

 
Chanel: je t’aime.
 
 
Audrey Tritto


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